Femminile Singolare di Anna Maria Focante

Anna Maria Focante è una fotografa di origine marchigiana residente da molti anni nella provincia di Alessandria, prima ad Arquata Scrivia e poi a Serravalle Scrivia. Ha iniziato molti anni fa a fotografare per passione e dopo un corso di formazione a Genova organizzato da Giuliana Traverso si è specializzata nel bianco e nero e nella “street photography”.

Uno dei suoi progetti più recenti, che ripercorre molti anni di lavoro “sulla strada” è “Femminile Singolare” esposto in occasione dell’8 Marzo 2025 presso la Biblioteca Allegri di Serravalle Scrivia.

Un viaggio fotografico, geografico e sentimentale insieme, tra Italia, Francia e Turchia, nell’universo femminile, cogliendo “il momento decisivo” come lo definiva il maestro della “scrittura con la luce” Henry Cartier Bresson che colga l’unicità e la singolarità irripetibile della vita di ogni donna.

L’abbiamo intervistata per conoscere meglio il suo progetto e il suo approccio alla fotografia.

Quando ti sei avvicinata al mondo della fotografia? Sei autodidatta o hai una formazione specifica?

Ho iniziato a fotografare molti anni fa per passione, a vent’anni ho avuto la mia prima macchina fotografica, una Olympus analogica. Intorno al 2000 ho acquistato la mia prima macchina digitale, il modo di fotografare negli anni è cambiato molto, e negli ultimi anni da quando sono in pensione ho potuto dedicare molto più tempo alla fotografia. Ho fatto anche diversi corsi di formazione, quello che mi ha segnato di più è stato il corso di Giuliana Traverso a Genova, un corso per sole donne sulla fotografia in bianco e nero.

L’incontro con Giuliana Traverso mi ha toccato le corde necessarie per avere un’idea dell’immagine e della costruzione della fotografia, che fino ad allora non avevo così chiara.

Ogni lezione si affrontava un tema e poi avevamo dei “compiti” e ognuno fotografava per la volta successiva quello che pensava dovesse essere fatto. Lei amava molto la fotografia di strada, che è anche quella che appassiona di più me.

Io ho sempre continuato nel mio percorso personale, a un certo punto mi sono dovuta misurare con la nuova tecnica digitale, un mezzo che all’inizio spaventava, in seguito ho potuto apprezzarne anche alcuni vantaggi.

Prima dell’avvento del digitale il ciclo della fotografia si concludeva con l’inquadratura, lo scatto e la stampa. E io ho sempre stampato poco.

I fotografi di oggi sono molto divisi sul tema della post-produzione. C’è chi la ritiene uno “snaturamento” del medium fotografico se usato in maniera invasiva e chi invece la ritiene un momento quasi più importante dello scatto stesso e che esalta la creatività dell’artista. Qual è la tua posizione?

Una volta, è vero, molti fotografi odiavano la post-produzione. Altri invece hanno apprezzato questa nuova possibilità, perché erano convinti che la fotografia sia sempre “finzione”.

Oggi quello della post-produzione è un momento altrettanto importante di quello dello scatto, è come entrare dentro la fotografia, trovare dei messaggi dentro la foto che al momento dello scatto non erano chiari, un momento molto intimo con l’immagine, si trova un interscambio tra ciò che si è e quello che si cercava.

Personalmente non uso la post-produzione in maniera massiccia, intervengo poco, per aggiustare un’inquadratura non perfetta o un gioco di luci.

Oggi è possibile nella fase della post-produzione “ibridare” la fotografia con l’Intelligenza Artificiale. Secondo te è una prospettiva interessante o rischia di snaturare l’arte fotografica?

No, sono ancora lontanissima da questo. Quello dell’Intelligenza Artificiale è un mondo, affascinante, forse un po’ rischioso, ma per adesso non mi interessa usarla.

Ho fotografo in molte situazioni diverse, ritratti, paesaggi, ma la mia vera passione è la fotografia di strada. Quello che mi interessa è catturare le emozioni, in uno studio fotografico con luci perfette si può raggiungere la fotografia tecnicamente perfetta, ma non c’è l’emozione, la ricerca della spontaneità e della verità che una strada, una piazza, un mercato ti offrono.

Parlaci del tuo progetto “Femminile Singolare”. Come è nato?

L’associazione culturale Chiekete di Serravalle Scrivia mi chiese alcuni anni fa di pubblicare qualcosa sull’8 marzo. Mi sembrava un tema sul quale è difficile scrivere qualcosa di nuovo, ma poi ho iniziato a mettere insieme il materiale, selezionare le foto più significative sul tema del femminile scattate nel corso della mia ricerca in Italia, Turchia, Francia. Usando un programma video e uno sfondo musicale ho realizzato una presentazione delle mie immagini dedicate alle donne, dalle quale poi è nata anche la mostra “Femminile Singolare”. Da allora l’8 marzo è diventato un appuntamento fisso, ogni anno pubblico un video sul tema dell’8 marzo e del femminile, credo che oggi valga la pena soffermarsi sul fatto che ci siano ancora molti problemi per le donne e alcuni diritti che si credevano inalienabili oggi siano di nuovo in discussione.

Nei tuoi scatti hai seguito una logica specifica o hai cercato appunto di cogliere “il momento decisivo” che esprimesse quello che volevi trasmettere a chi guarda le tue immagini?

No, quello che cerco sono le cose che mi colpiscono, che mi parlano. Sul tema del femminile, spesso fotografo delle “belle figure” ma la mia non è una ricerca estetica fine a sé stessa. Mi piace cercare la bellezza anche nelle rughe e nelle imperfezioni.

Perché hai scelto questo titolo, “Femminile Singolare”?

Femminile singolare” perché ogni donna è unica, e deve poter esprimere la propria individualità, la propria originalità, mettendo da parte tutto quello che è sovrastruttura. Senza nulla togliere al colore, io preferisco il bianco e nero, che permette di scavare, arrivare all’essenza dell’immagine. Il bianco e nero racconta di più, è più evocativo anche per chi osserva, nell’interazione tra lo spettatore e la foto in bianco e nero spesso vengono fuori punti di vista sull’immagine che sono sfuggiti persino a chi la ha scattata.

Oltre alla mostra di Serravalle Scrivia di recente hai esposto in altre occasioni?

Femminile Singolare è stata esposta diverse volte, l’ultima ad Arquata Scrivia a settembre 2024. Alcuni anni fa avevo esposto anche alle Soms sempre ad Arquata. Per Chiekete ho realizzato altri due video, “Un paese ci vuole” ispirato alla frase di Cesare Pavese, e “Maschile Singolare” corrispettivo “al maschile” di Femminile Singolare con una carrellata di foto di soli uomini, uscita a fine estate.

Ci sono alcuni fotografi o fotografe, contemporanei o del passato, ai quali ti ispiri?

Si, oltre a GiulianaTraverso tra i grandi fotografi del passato sono stata ispirata da Fulvio Roiter e soprattutto da Vivian Maier, entrambi hanno lavorato in prevalenza con il bianco e nero e la street photography.

                                      Andrea Macciò

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