Scrittrici o Filosofe? L’importanza del riconoscimento del ruolo delle Donne in Filosofia

✍🏻️ Joana Donato

Puoi nominare 5 donne filosofe?

Sebbene siano molte le donne che hanno svolto un lavoro filosofico straordinario e che hanno influenzato in modo significativo altri filosofi del loro tempo, la loro presenza e i loro contributi sono stati trascurati ed esclusi dal cannone filosofico e dalla documentazione storica.

L’attenzione ai risultati delle donne in filosofia non può ignorare gli svantaggi educativi, i pregiudizi sociali e altri impedimenti al filosofare che hanno riguardato molte donne.

La prima laureata in filosofia

Elena Cornaro Piscopia (1646-1684) fu la prima donna a ottenere una laurea in filosofia. Piscopia si laureò all’Università di Padova in Italia, ma fu anche l’ultima donna a laurearsi in filosofia per molti secoli.

Ma anche filosofare in privato non era facile: dopo tutto, per poter filosofare, per avere la possibilità di filosofare, bisogna essere liberi di farlo. Nei tempi passati, le donne non erano libere di filosofare nelle stesse condizioni dei loro colleghi maschi. Le opportunità di filosofare erano più difficili da trovare per una donna a causa delle circostanze sociali e delle aspettative restrittive sulle capacità delle donne.

Per la maggior parte della storia, una vita interamente dedicata alla filosofia non è stata possibile per la maggior parte delle donne. Ma nel secolo scorso, quando un numero maggiore di donne ha avuto accesso all’istruzione superiore e si è creato una vita fuori casa, pensatrici come Elizabeth Anscombe, Hannah Arendt, Simone de Beauvoir, Philippa Foot, Iris Murdoch, Judith Jarvis Thomson, Simone Weil e, più recentemente, Judith Butler e Angela Davis, hanno trasformato la filosofia con le loro idee.

“La ricerca della filosofia è possibile solo per coloro che sono liberi dagli affari del mondo”

(Damaris Masham, 1688)

La mancanza di prove

Un altro enorme problema è la perdita o l’assenza di prove delle attività filosofiche delle donne. Una delle principali difficoltà per il recupero della filosofia femminile è che nella maggior parte dei casi mancano gli scritti da cui partire per una valutazione completa delle loro opinioni filosofiche. Una delle ragioni è la situazione sociale e culturale in cui le donne dovevano operare. Molte donne non pubblicavano o non erano in grado di farlo. In altri casi, le convenzioni sull’anonimato imponevano loro di farlo in forma anonima. Per alcune le uniche fonti delle loro attività filosofiche sono le lettere.

Le donne filosofe sono spesso definite “letterate”, “intellettuali” o “scrittrici di lettere” come anche “donna istruita” o “mistica”, ma raramente filosofe. ”Eppure, fin dall’antichità ci sono state molte donne filosofe che hanno proposto idee e modi di scrivere originali.

E ci sono i casi veramente scandalosi casi in cui le donne sono state private del diritto di essere considerate filosofe, identificandole con termini che non hanno nulla a che fare con la filosofia: Conway è stata considerata un’isterica, Cavendish è stato liquidato come un’eccentrica, se non una pazza, e Madame Du Châtelet è ricordata solo come l’amante di Voltaire, piuttosto che come una grande mente a sé stante.

Nella storia della filosofia, le donne sono state spesso relegate all’ombra degli uomini. Un caso famoso di donna le cui idee sono state spacciate per altrui è quello di Emilie du Châtelet, la cui paternità della traduzione francese dei Principia mathematica di Newton e del suo commento è stata messa in dubbio.

Recentemente è stato rivelato che Susan Sontag è stata costretta a cedere la paternità degli scritti su Freud raccolti in “The Mind of the Moralist” al marito Philip Rieff, sotto il cui nome è stato pubblicato.

Il complesso di Héloise delle filosofe

La filosofa Michèle Le Doeuff usa il termine “complesso di Héloise” per descrivere il fatto che le donne non entrano nella filosofia direttamente, ma attraverso un trasferimento erotico-teorico che le lega a un uomo a sua volta filosofo (come Héloïse con Abélard). 

Le Dœuff esamina una serie di luoghi che illustrano questo complesso, ossia il ruolo subordinato delle donne nella filosofia. Le donne facevano filosofia come dilettanti, non come professioniste; erano discepole di un maestro (Héloïse, Sophie Volland, Elisabeth, Simone, Hannah).

“Solo attraverso la mediazione di un uomo potevano accedere al discorso teorico. Qui troviamo una determinazione generale della condizione femminile, che è quella di non poter fare a meno di un tutore e di un mediatore per qualsiasi vita definita sociale”.

Rispondere alla domanda “Puoi nominare 5 donne filosofe?” non è solo un esercizio di memoria, ma un invito a riscoprire e valorizzare una storia del pensiero troppo a lungo relegata ai margini. Celebrando queste figure, possiamo non solo onorare il loro lascito, ma anche contribuire a costruire una filosofia più inclusiva e consapevole della ricchezza delle sue voci.

Nelle prossime settimane continua l’approfondimento sul ruolo delle Donne in Filosofia.

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