CIAK SI CUCE: INTERVISTA A MARIEM FELHI

"Ciak si cuce" progetto Dedalus

“Ciak si cuce” è un progetto di “Dedalus”, cooperativa sociale di Napoli che vanta un’esperienza ormai quarantennale (è nata nel 1981) nel campo della ricerca, progettazione e gestione di servizi a valenza sociale, con lo scopo di intervenire nel campo delle problematiche connesse all’esclusione sociale delle fasce deboli, dell’economia del territorio e dello sviluppo locale.

Numerosi dei progetti portati avanti e realizzati da Dedalus in questi anni sono incentrati sulla promozione e la tutela dei diritti delle donne e sull’empowerment femminile.

Tra le attività più interessanti “Ciak si cuce” nata nel 2022

Molte delle donne che stanno portando avanti “Ciak si cuce” sono state coinvolte in altri progetti, a dimostrare l’interconnessione del lavoro fatto dalla Cooperativa Dedalus per la promozione dei diritti e delle libertà personali.

Per conoscere meglio i dettagli e la filosofia che ha animato quest’idea e questo progetto abbiamo intervistato la , Mariem Felhi, management and marketing specialist del progetto del quale è responsabile Mariola Grodzka

“Ciak si cuce” e la sartoria come empowerment

Come nasce l’idea del progetto “Ciak si cuce” e per quale motivo la moda e la sartoria sono state scelte per promuovere l’empowerment femminile delle donne provenienti da percorsi migratori o da altre situazioni di difficoltà?

L’idea del progetto “Ciak si cuce” nasce dalla volontà di creare uno spazio di inclusione, supporto per le donne e azioni concrete per generare cambiamenti positivi nell’ambiente e nella società. Il progetto intende offrire alle donne coinvolte una possibilità concreta di empowerment, permettendo loro di sviluppare competenze professionali e di rafforzare la propria autonomia economica e sociale.

La scelta della moda e della sartoria come strumenti per promuovere l’empowerment femminile deriva dalla loro natura profondamente creativa e trasformativa. La sartoria, infatti, non è solo un mestiere, ma anche un mezzo per esprimere se stesse, per riscoprire la propria identità e per acquisire nuove competenze pratiche che possano aprire delle porte nel mondo del lavoro. L’aspetto pratico della sartoria consente alle donne di apprendere un mestiere, mentre la dimensione creativa della moda offre loro una via per esprimere il proprio talento e la propria visione del mondo.

Inoltre, la sartoria favorisce anche la creazione di un ambiente di sostegno reciproco, dove le donne possono confrontarsi, costruire relazioni e sentirsi parte di una comunità. La moda e la sartoria, quindi, sono diventati strumenti potenti per valorizzare le risorse individuali e collettive, creando opportunità che vanno oltre il semplice aspetto lavorativo, ma che riguardano anche la crescita personale, la dignità e il benessere delle partecipanti.

“Ciak si cuce” per la sostenibilità economica e ambientale

Ciak si cuce nasce nel 2022 ed è attivo ancora oggi. Era sostenuto inizialmente da un finanziamento a progetto?

Lo è ancora o si sostiene esclusivamente attraverso la vendita del materiale prodotto?

Il progetto è nato nel 2022 nell’ambito del progetto SCIC, finanziato dal Fondo Nazionale per le Politiche Migratorie e realizzato dal Comune di Napoli in collaborazione con diverse organizzazioni partner.

SCIC si è concluso nel 2023, ma il successo e l’impatto positivo che “Ciak si cuce” ha avuto sulle donne coinvolte ci hanno spinto a non fermarci. Abbiamo deciso di proseguire il percorso della sartoria, convinti del valore che questa attività ha avuto nel favorire l’empowerment femminile e l’inclusione sociale.

Oggi, pur non avendo più il sostegno del finanziamento iniziale, il progetto continua a vivere grazie all’entusiasmo e alla determinazione di chi vi partecipa. Stiamo cercando di renderlo autosufficiente, puntando sulla vendita dei prodotti realizzati e sperando di riuscire a costruire una realtà sostenibile nel tempo. È una sfida, ma siamo motivati a continuare, certi che il progetto abbia ancora molto da offrire sia alle partecipanti che alla comunità.

Perché nel nome del progetto compare una parola “Ciak” che rimanda al mondo del cinema?

Il nome del progetto è legato al mondo del cinema, come suggerisce la parola “Ciak”. Questo riferimento non è casuale, ma nasce dalla collaborazione con il Cinema Modernissimo, che ha dato un’impronta distintiva al laboratorio. Qui, infatti, lavoriamo con il riciclo creativo dei poster dei film utilizzati per le anteprime, trasformandoli in prodotti sartoriali unici e di grande valore.

Inoltre, il termine “Ciak” evoca l’inizio di qualcosa di nuovo, proprio come accade quando si avvia una ripresa cinematografica. Allo stesso modo, “Ciak si cuce” rappresenta un’opportunità di rinascita per le donne che partecipano al progetto, offrendo loro la possibilità di riscoprire il proprio potenziale e di costruire un futuro migliore attraverso il lavoro creativo e manuale.

Il nome, infine, racchiude in sé una doppia anima: da un lato richiama il mondo dell’arte cinematografica, dall’altro celebra la concretezza e il valore del lavoro sartoriale. Entrambe le dimensioni si intrecciano, diventando potenti strumenti di empowerment e trasformazione.

Uno spazio per connettersi e fare amicizia

Qual è il profilo delle persone coinvolte nel progetto “Ciak si cuce”?

Le porte del nostro laboratorio sono sempre aperte a chiunque, in particolare donne, desideri trovare sostegno, esprimere la propria creatività e costruire relazioni significative. Fino ad oggi, il progetto ha coinvolto circa 60 donne provenienti da 12 Paesi diversi, ognuna con una storia unica. Tra loro ci sono donne migranti, donne vittime di violenza e donne vittime di tratta, che nel laboratorio hanno trovato uno spazio sicuro per ricevere supporto e orientamento, grazie anche alla collaborazione con la cooperativa Dedalus.

Parallelamente, il progetto “Ciak si cuce” ha offerto accoglienza anche a giovani migranti minori non accompagnati, che hanno mostrato un forte interesse per questa attività. Alcuni di loro hanno portato con sé competenze già consolidate nel settore, contribuendo ad arricchire il laboratorio con il loro talento.

“Ciak si cuce” non è solo un luogo di lavoro, ma anche uno spazio dove nascono connessioni e amicizie. Molte partecipanti scelgono di unirsi al laboratorio per entrare in contatto con persone di diverse realtà e culture, contribuendo alla creazione di una comunità inclusiva e solidale.

Il nostro obiettivo è semplice ma potente: sostenere le donne e i giovani, qualunque sia il loro percorso. È un progetto che celebra la diversità e promuove l’empowerment, offrendo a tutti i partecipanti un’occasione per crescere, imparare e sentirsi parte di una rete di supporto e condivisione.

Nel progetto “Ciak si cuce” una grande attenzione è dedicata al tema della sostenibilità ambientale. Qual è dal vostro punto di vista il legame tra il sostegno alle donne in situazione di difficoltà e la sostenibilità ambientale?

Il progetto promuove la sostenibilità ambientale attraverso il riciclo e il riuso creativo di materiali, come poster di film, pelle e tessuti, trasformandoli in oggetti unici. Questo approccio riduce gli sprechi e favorisce la salvaguardia dell’ambiente, dando nuova vita a materiali che altrimenti sarebbero scartati. Allo stesso tempo, le donne coinvolte acquisiscono competenze pratiche nella lavorazione di materiali riciclati, sviluppando una maggiore consapevolezza ecologica. La sostenibilità sociale e ambientale si intrecciano nel progetto, mirando a costruire un futuro più equo e rispettoso, non solo per l’ambiente, ma anche per le persone, valorizzando tanto i materiali quanto le donne che ne sono protagoniste.

I progetti di Dedalus contro la violenza sulle donne

La cooperativa Dedalus sta portando avanti anche molti progetti dedicati nello specifico al contrasto alla violenza sulle donne come “Fiorinda” la casa di accoglienza per le donne maltrattate e i loro figli, Fuori Tratta e “Op.La Donne”. Ci potreste fare una breve sintesi dei risultati di questi progetti? Ci sono persone coinvolte in uno di questi progetti che hanno partecipato anche a “Ciak si Cuce?”

La Cooperativa Dedalus ha ottenuto risultati significativi attraverso i suoi progetti rivolti al contrasto alla violenza di genere e al supporto delle donne. “Fuori Tratta”, attivo dal 2000, si concentra sull’emersione, l’assistenza e l’integrazione sociale delle vittime di tratta e sfruttamento grave. Attualmente coinvolge circa 250 persone, offrendo un supporto completo che spazia dall’accoglienza abitativa all’assistenza sanitaria, psicologica e legale, fino alla formazione professionale e all’inserimento lavorativo. Gli interventi, strutturati seguendo il Piano Nazionale Anti-tratta, si basano su percorsi personalizzati che considerano la storia e le necessità di ciascuna vittima.

“Casa Fiorinda” è un altro progetto chiave, realizzato in un bene confiscato alla criminalità organizzata e dedicato alle donne maltrattate, sole o con figli minori. Qui le donne possono trovare supporto attraverso un’équipe multidisciplinare e percorsi di autodeterminazione che includono l’elaborazione del vissuto di violenza, la formazione professionale e l’avvio verso l’autonomia. abbiamo raccolto e messo in protezione più di 243 persone. Infine, “Op.La Donne” si occupa di accompagnare le donne che hanno già intrapreso un percorso di uscita dalla violenza verso l’autonomia economica. Attraverso attività di orientamento, tirocini e riconoscimento di crediti formativi, il progetto facilita il loro accesso al mondo del lavoro.

Questi progetti spesso si intersecano, alcune delle persone seguite da questi programmi hanno partecipato ai corsi di sartoria di Ciak si Cuce. Questo dimostra come Dedalus sia in grado di creare sinergie tra i diversi interventi, offrendo percorsi integrati e mirati per rispondere alle esigenze di chi affronta situazioni di vulnerabilità.

Investire sulla formazione professionalizzante e dunque sull’inserimento lavorativo delle donne vittime di discriminazioni di genere permette loro di diventare autonome e dunque meno a rischio di ritrovarsi in relazioni asimmetriche e a rischio di subire violenze.

Quest’anno in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne del 25 Novembre Dedalus ha organizzato, tra le diverse iniziative,  l’evento “Un té con le ragazze” laboratorio di educazione ai sentimenti e alle relazioni.

Negli ultimi anni si è parlato molto dell’importanza dell’educazione alle relazioni come strategia di contrasto alla violenza di genere.

Secondo la vostra esperienza sarebbe utile che fosse introdotta nelle scuole in maniera strutturata? E se sì, sarebbe meglio fosse gestita direttamente dal personale docente, a seguito di una formazione specifica con uno spazio apposito o con interventi laboratoriali coinvolgendo soggetti esterni alla scuola che hanno maturato esperienze sul tema?

L’educazione ai sentimenti e alle relazioni è fondamentale per prevenire la violenza di genere, e la nostra esperienza con iniziative come “Un té con le ragazze” conferma quanto sia importante introdurre questo tipo di formazione nelle scuole. Crediamo che sia necessaria una combinazione di approcci: da un lato, la formazione specifica del personale docente è essenziale per garantire che l’educazione alle relazioni diventi parte integrante del percorso scolastico, attraverso momenti dedicati all’interno del programma curriculare.

Dall’altro, l’intervento di professionisti esterni con esperienza diretta su questi temi, ad esempio tramite laboratori, può arricchire il processo formativo, portando prospettive nuove e strumenti pratici.

Un modello integrato che preveda sia la formazione dei docenti sia il coinvolgimento di esperti esterni, con spazi e tempi dedicati, potrebbe risultare il più efficace.

Questo permetterebbe di affrontare il tema in modo approfondito, offrendo ai giovani strumenti per comprendere e gestire le relazioni in maniera rispettosa e consapevole.

In particolar modo, coinvolgere in momenti di sensibilizzazione ed educazione ai sentimenti operatrici esperte impegnate nei centri antiviolenza, permetterebbe ai ragazzi e alle ragazze di riconoscere la violenza all’interno delle relazioni come un fenomeno culturale, strutturale e non legato a fasce del disagio. Disinnescare la discriminazione di genere passa per una presa di coscienza della disparità storica esistente tra uomini e donne e solo se si persegue la parità in tutti gli ambiti potremmo vivere in un mondo più giusto.

Andrea Macciò ✍🏻️

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